Artista del mese
"INTIMITA'", olio su tela
CRISTINA MAVARACCHIO
Nasce a Mirano (VE), si diploma alla scuola tecnica superiore nel 1983. Si avvicina alla pittura sin dalla giovane età, approfondendo solo in seguito gli studi d'arte con il maestro Roberto Furlan, apprendendo le varie tecniche pittoriche esprimendosi con disinvoltura dall'acquarello all'olio. Approfondisce anche l'incisione nell'acquaforte e acquatinta. Sperimenta la scultura, prima con la creta e successivamente con il legno. Ha un suo studio a Passarella di Jesolo (VE). La sua pittura risente di una continua elaborazione e ricerca, sia nell'ambito formale, che in quello dei contenuti, prediligendo come tecnica espressiva l'olio su tela. Indaga soprattutto il mondo dei sentimenti espressi nell'interpretazione della figura umana. Con tracce incerte e sfumate la figura viene indagata nei suoi movimenti e colta con una grande attenzione alle luci ed alle ombre. Le sue opere sembrano avere un occhio scultoreo sulla figura che ne esce tridimensionalmente perfetta e decisa. La scelata cromatica avvalora questo effetto e ne valorizza la potenza espressiva.
Dalla perfezione della figura umana, al maschile ed al femminile, Cristina Mavaracchio mostra un profondo impegno intrapreso nel mettere nelle proprie creazioni una pura espressione della stessa gioia di vivere, della "bellezza" che la vita ci ha dato, che non si ferma all'esteriore ma che dimostra una grande profondità di emozioni e sentimenti di cui ogni creatura è simbolo stesso. Le sue incantevoli figure mostrano l'incanto fatto persona lo stupore delle emozioni, l'essere umano in quanto creatura della Natura, legate ad essa ...ai sui cicli di luci ed ombre, vuoti e pieni, in mille sfaccettature della bellezza, ed in mille sfaccettature del sentire umano. Archetipi della moltiplicità e dell'unicità che tutti ci comprende e tutti ci diversifica. Uno squarcio espresso tra l'antico e il moderno, tra la pittura, il disegno e la scultura, in un susseguirsi di rimandi e imput che fanno riflettere e cercare in noi stessi e in quanti ci sono intorno la vera ragione della grandezza dell'Umanità.(Francesca Mariotti)
Ha esposto in diverse città e location di prestigio tra cui il Castello Estense di Ferrara, la Galleria Degli Artisti di Milano, il 3° FESTIVAL DELLE ARTI di Ferrara 2016, il "Premio Nazionale Amici Ruga Giuffa" di Venezia, ed è stata selezionata dalla Giuria al "Premio Arte 2002" del Periodico Arte Mondadori.
Sito web: www.liveinart.it/cristina
Pagina FB: www.facebook.com/cristina.mavaracchio
SOPHIA (Discesa dell’ Anima)
Grafite e carboncino su tela, 80
x 120 cm, 2016
Modella: Michela Del Genio
MARCO TIDU
Marco Tidu nasce a Padova ed attualmente vive e lavora ad Abano Terme, ma in precedenza ha svolto la sua attività di fonico cinematografico prevalentemente tra Roma e Torino. Il suo percorso artistico giunge all’iperrealismo recentemente, dopo esperienze riconducibili essenzialmente all’astrattismo ed al concettualismo, in parte non del tutto estranei anche all’ attuale produzione.
Le opere a cui si dedica ora mostrano una perfezione nel bianco e nero, a matite e carboncino, quasi impensabile da realizzare. Lo stupore che coglie il fruitore nel sapere che ciò che sta guardando è realizzato a mano libera è immediato. Marco Tidu è un artista, autodidatta, che ama la perfezione della realtà nella sua completezza, sia nei particolari, fedelissimi, sia nella simbologia creata dalla sua "colta" fantasia artistica. Ciò che viene rappresentato è una realtà "interpretata" dall'artista che interviene su ciò che semplicemente si vede, inserendo surreali interventi e "metamorfosi iperrealistiche" al fine di dare un significato, anzi un "significante", superiore a quanto rappresentato. Si tratta di un'intenzionale stratagemma per attrarre l'attenzione di chi osserva e far riflettere. La necessità di esprimersi "per immagini", immediate e comprensibili a tutti, è legata alla equivalente necessità dell'artista di portare l'attenzione su un piano più colto e profondo della comunicazione artistica. Francesca Mariotti ha interpretato la sua produzione come unione di Iperrealismo e Surrealismo, in cui figure surreali, anello di congiunzione tra due soggetti entrati in fusione tra loro, sono iperrealisticamente espressi su carta o tela. La simbiosi/fusione può essere sia tra due entità diverse, che tra due luoghi o tra due tempi diversi. La sua capacità di fondere per meglio esprimere idee e concetti universali, pareri o prese di posizione, dimostrano maggiormente la sua acquisita capacità tecnica e la sua profonda ricerca.
Ha esposto in diverse città italiane da Torino, Mantova, Milano, Ferrara, Vieste, Padova, Rimini, partecipando a Esposizioni Intenazionali e riscuotendo Premi e riconoscimenti. Non ultime le sue esposizioni al Palazzo Ducale di Revere, alle Grotte del Boldini di Ferrara, al Castello di Vieste, a Palazzo Fantuzzi di Bologna.
Sito: www.marcotidu.onweb.it
Odo Camillo Turrini nasce in un piccolo borgo sulle colline modenesi. Dopo gli studi tecnici a Modena, inizia un percorso nel mondo della ceramica appassionandosi ad essa e trasformandola in una vera e propria vocazione artistica personale. Spronato dal maestro Azeglio Babbini, inizia un suo percorso di scultore, tra tradizione e innovazione, e raggiunge un proprio stile, tra figurativo e astratto. La sua espressione è legata alla Vita, al suo mistero ed alle sue emozioni. Passaggi obbligati per una riflessione profonda che Odo Camillo è incline a fare prima di tutti per se stesso e che attraverso le sue opere, dalle linee essenziali e flessuose, per ognuno di noi. La sua forza sta proprio in questa capacità di rendere le sue figure di facile decifrazione per l’essere colte nella loro più chiara essenzialità. Il plasmare e rendere carico di emozione in tratti mai spigolosi, o duri, la capacità di astrarre, sanno mettere in risalto l’idea di fondo che vuole essere espressa, nella sua più alta verità. Odo Camillo ha una percezione della vita e delle sue vicende molto forte, le gioie ed i dolori di cui è colma, le tenerezze e le forze che ogni giorno siamo chiamati a vivere si riflettono nei suoi personaggi. Figure senza volto, ma proprio per questo che ci rappresentano tutti. Unire questa sua abilità con la capacità di saper “dominare” una tecnica come la cottura Raku è poi stato un passo decisivo per il suo percorso artistico. La storia della ceramica raku nasce agli inizi del XVI secolo dal popolo giapponese. Il termine Raku deriva dal nome di una delle più autorevoli famiglie di mastri vasai (Rikyu) e significa letteralmente “Vivere con gioia e armonia la natura”. La particolarità della tecnica raku consiste nella seconda cottura, che avviene in un forno a temperature che si aggirano tra i 900 e i 1.000 gradi. A fine cottura, quando il pezzo è ancora incandescente, si procede all’estrazione con lunghe pinze di ferro o guanti, si deposita la scultura subito in un contenitore pieno di materiale facilmente combustibile (dai trucioli di legno, ai fogli di giornale, alla segatura). Subito dopo questo procedimento, si immerge l’oggetto nell’acqua e lo si pulisce. Tutto in questa tecnica è in linea con le idee che Odo Camillo vuol realizzare: l’argilla, l’immediatezza della resa, l’uso degli elementi della natura, dalla terra al fuoco ed all’acqua, ma soprattutto il fascino dell’ardua impresa di poterli in qualche modo dominare, riuscendo in un’opera che solo pochi sanno realizzare. Le colorazioni così ben definire in alcuni suoi personaggi, vedi il Samurai “Oda Nobunaga”, o “L’Arlecchino”, ne sono una evidente realizzazione. La maestria dello scultore raku è proprio nel riuscire a forgiare ed a colorare pezzi che siano ben delineati delle forme e nelle cromie. Le sculture di Turrini hanno in alcuni casi una perfezione quasi irrealizzabile! L’artista è riuscito, tra sperimentazioni e continue sfide con gli elementi che ne realizzano l’opera, a ottenerne una padronanza di altissimo livello. Le sue opere hanno un inestimabile valore proprio per questo motivo. Le sue ceramiche spaziano tra il raku e la cottura tradizionale, ma tutte riescono ad esprimersi tecnicamente in modo impeccabile ed emozionalemente con un altissima capacità espressiva che sa raggiungere il cuore e la mente in una armoniosa espressione. La profondità di ciò che vuol dare l’artista viene parallelamente espressa dalla serietà e dall’impegno con cui cerca la perfezione tecnica per realizzarla. La dolcezza di “Mother” e la potenza della serie “L’Eterna via dei Samurai” procedono in questa direzione. Odo Camillo Turrini crede in ciò che fa ed in ciò che cerca e proprio per questo le sue creazioni devono essere e diventare espressione di una cura e rigorosità degna di tutto il nostro rispetto. E tutto rappresenta una tensione verso un concetto di “divino” che tra lo spirituale e il terreno eleva l’animo umano in un senso della Vita positivo e sensibile.
Marcantonio Lunardi
Industrial
Esposizioni eccezionali in occasione del Ferrara Film Festival, presso lo SPAZIO D'ARTE L'ALTROVE di Ferrara, Francesca Mariotti presenterà due esposizioni particolari strettamente legate al Cinema di ieri e di oggi. INDUSTRIAL di Marcantonio Lunardi inizierà il 28 Maggio 2016, mentre SANDRO SYMEONI sarà esposta dal 1 giugno 2016, durante il Festival, a cura di Luca Siano. Entrambe le esposizioni saranno inaugurate il 1 giugno, alle 17.00 con intervento di Lunardi con la proiezione del Video “The Edge”, ed alle 18.30 con la presentazione di SYMEONI da parte del suo curatore e collezionista Dott. L. Siano.
La prima mostra presenta 10 opere realizzate tramite net camera e poi stampate su carta cotone che rappresentano l'indagine dell'artista attraverso la rete internet in diversi spazi industriali del globo: luoghi in cui la percezione della solitudine è sempre più intrinseca ed è parte integrante del nostro tempo. L'analisi di Lunardi parte proprio dallo scoprire e evidenziare un difetto dell'applicazione Google Earth che in un posizionamento dell'inquadratura distorce l'immagine rendendola ancora più surreale rispetto al suo aspetto originale. Ecco che il punto di vista virtuale con la complicità dell'artista si de-trasforma (come aveva fatto Vostell con il de-collage) in un punto di vista politico. Ne scaturisce una virtuale (i ruoli si invertono) ma reale costante deformazione della società prospera a una decadenza quanto mai irrefrenabile. La totale mancanza di figure umane rende gli Industrial ancora più isolati, in una completa assenza temporale e le immagini, che Lunardi registra e riporta alla nostra visione attraverso la stampa e quindi nuovamente al di fuori della rete (i ruoli si invertono nuovamente), acquistano una profondità di uno spazio che diventa infinito e dove appunto domina la dilagante solitudine. Un'atmosfera tangibile apparentemente solo all'esterno di quei luoghi ma Lunardi non si ferma a quei container, a quei silos, quella nave del porto di Marghera, nature morte in costante assenza di precisione, la sua azione arriva alla consapevolezza di ciò che esse rappresentano, racchiudono, prevaricano e controllano: l'umanità!
Il 1 giugno 2016, INAUGURAZIONE, ore 17.00, presente l’autore, sarà proiettato il video The Egde, un'opera di animazione costruita esclusivamente con strumenti prelevati dalla rete, a partire dal software utilizzato e dagli scenari di Google Earth fino alle tracce audio ricavate da You Tube. L'opera – illustra Ilaria Sabbatini – è il racconto delle emozioni dell'autore rispetto al riflesso digitale di un evento destante come quello del 13 novembre parigino. Il silenzio che che congela la città come preludio a futuri eventi e l'avvolge accompagnandola verso la sua fine, si trasforma in un elemento di riflessione sul dolore di vivere. E' una sofferenza solitaria che accompagna l'alter ego dell'autore verso il confine tra 2d e 3d, verso il luogo metaforico dell'assenza di profondità, dove gli algoritmi hanno definito un limite che svela una realtà piatta e indifferente. Le opere realizzate da Lunardi ci pongono infatti di fronte al problema della necessaria ri-umanizzazione della nostra epoca post industriale dove anche la tecnologia monopolistica di Google mostra involontariamente i propri difetti.
FERTILI TERRE E SPUMOSE MAREGGIATE
...il Mondo di ELISA MACALUSO
a cura di Francesca Mariotti
Elisa una piccola/grande donna, un'artista che crede profondamente nell'armonia tra Uomo e Natura, in nome di un legame indissolubile che ci lega tutti alla terra da cui proveniamo. Lei, siciliana di origine, ma mantovana di adozione, si trova e si identifica con queste due realtà ambientali: le pianure della fertile Italia e i mari tempestosi della bella isola Sicilia.
Colori ed emozioni forti e contrastanti che bene sanno esprimere le diverse realtà del suo essere. Questa mostra ci permette di conoscere la sua carriera artistica, quasi una piccola antologica, ponendo a confronto le sue due anime: la quiete terra pianeggiante e fertile e la spumosa effervescenza del mare che si increspa e si infrange sulle roccie.
Bellezza allo stato puro, che affascina e imprigiona l'animo di chi si pone davanti alle grandi tele che saranno esposte. CAMPI E MAREGGIATE ...tutto il respiro del mondo!!!
Elisa Macaluso nasce a Mantova ed opera nel campo dell’Arte dal 1970 con mostre personali in Italia, Francia (Parigi) ed altrettante partecipazioni in collettive all’estero (Londra, Ginevra, Parigi, Helsinki, Bruxelles). Il suo nome compare nei cataloghi più importanti sia in Italia che in Svizzera e Francia.
"...sempre l’acqua ed il mare sono i protagonisti delle suggestive tele della mantovana Elisa Macaluso, dove onde e mareggiate spumeggianti e imperiose conducono piccole vele o correnti contrastanti in tutte le tonalità del blu e dell’azzurro. Opere in cui tutto è movimento ed emozione forte, simbolo della vita e del suo vorticoso e travagliato percorso: acqua in cui tutto si riflette e da cui tutto ha inizio, vita che da vita. " (F.MARIOTTI)
VITTORIO VECCHI
Per ricordare un amico che non c'è più, ma che resterà sempre con i suoi meravigliosi lavori!!!! GRAZIE VITTORIO!!
“ Le mie narrazioni sono silenziose e tattili come sogni che si materializzano e mi perseguitano. Non trovo spazio per digressioni; mi concentro sulle cromie che la materia consente, capace di restituire intatta la tensione della mia azione fisica, vitale e forte di passione.” (V. Vecchi).
Così Vittorio ci può introdurre alla sua “ossessione” di penetrare nell’ “intimo delle cose” per stimolare la creatività e la fantasia, manipolandole e dando vita a queste sue opere cariche di pathos. Nel suo percorso artistico Vittorio Vecchi non vuole solo “rappresentare” il mondo di oggi, ma, attraverso l’estetica dell’analogia, passa oltre l’oggetto per “presentare” le forze che vivono nel mondo odierno. Per lui la definizione di Arte di Paul Klee calza a pennello: “ L’arte non restituisce il visibile, ma rende visibile.”. E come afferma anche Kandinskj, anche Vittorio si sente “condannato a guardare senza tregua” per capire, cogliere e farsi “cosa” egli stesso per meglio esprimere. Uno dei pilastri della cognizione umana è la capacità di associare cose simili e poi distinguere la somiglianza dall’identità. In questa “saldatura” quasi perfetta tra concetto astratto ed esempio concreto, l’oggetto non resta solo un simbolo, ma partecipa esso stesso alla creazione dell’effetto. Attraverso questa serie infinita di oggetti simboleggianti Vittorio ci apre una finestra o una porta sui diversi aspetti della realtà, sugli imprevisti mondi del nostro animo. Chi riesce a oltrepassare quella porta o a guardare da quella finestra ha l’impressione che l’opera cresca dentro di lui, man mano che si impegna nel lungo processo alla scoperta di significati emergenti. Gli sembra così di essere anch’egli creativo, di avere sempre qualcosa da aggiungere alla iniziale esperienza e comprensione. Ci si rende conto che l’opera d’arte non si limita a trasmettere un’informazione, ma provoca piacere. Vittorio con queste sue creazioni ci fa entrare e ci mostra la sua creatività facendoci partecipi di essa. Guardandole diventiamo anche noi creativi e “artisti” insieme a lui.
Francesca Mariotti, ottobre 2005
VITTORIO VECCHI
... sono sempre alla ricerca dei simboli nascosti dal banale dell'immagine reale... realizzo le mie opere con immenso stupore, rendendomi viaggiatore inconscio nella materia... (Vittorio Vecchi).
Un segmento di corda, un sasso, una scheggia di plastica, sono in sé ben poca cosa... ma l'invisibile reazione del loro incontro... è una situazione irripetibile che può essere bloccata e ripetuta all'infinito, se la si sa rendere visibile... sono momenti in cui non si può bluffare, da vivere con la sincerità a fior di pelle e per questo, affascinanti e pericolosi. (Valeria Tassinari)
Vittorio Vecchi, artista ferrarese, ha iniziato il suo percorso di ricerca negli anni ’80 e da allora è riuscito a trovare una sua ben definita identità artistica, ricca di inventiva e di particolarità che bene si identificano con la sua personalità attenta, meticolosa eppure aperta alle più ardite sperimentazioni. La sua “meticolosità” si riscontra nella continua ricerca tecnica e materica e, nello stesso tempo, nell’uso di ogni forma di linguaggio e di scrittura, antica o moderna, che nel “segno” trova un’espressione armoniosa e stimolante. Le sue opere esigono “simpatia” – nel senso etimologico della parola – e cioè l’intervento attivo e creatore dello spettatore. (Francesca Mariotti)
VITTORIO VECCHI
Vittorio Vecchi, artista ferrarese, ha iniziato il suo percorso di ricerca negli anni ’80 e da allora è riuscito a trovare una sua ben definita identità artistica, ricca di inventiva e di particolarità che bene si identificano con la sua personalità attenta, meticolosa eppure aperta alle più ardite sperimentazioni. La sua “meticolosità” si riscontra nella continua ricerca tecnica e materica e, nello stesso tempo, nell’uso di ogni forma di linguaggio e di scrittura, antica o moderna, che nel “segno” trova un’espressione armoniosa e stimolante. Le sue opere esigono “simpatia” – nel senso etimologico della parola – e cioè l’intervento attivo e creatore dello spettatore. Le componenti plastiche cercano di stabilire legami tra il razionale e l’irrazionale, il reale e l’irreale, l’invariabile e il variabile, lo stabile e l’instabile, il finito e l’infinito, in una sorta di sintesi che porta lo spettatore a molteplici letture ed a continui “imput della fantasia e della memoria”. I suoi “cassetti” in realtà sono come “finestre dell’inconscio”, in cui ogni volta ci possiamo perdere o trovare, sottoposti a sempre nuovi stimoli. Nelle sue opere Vecchi inserisce svariati elementi, collages di giornali, minerali e materiali elaborati o semplicemente raccolti, graffiti egizi o primordiali, ideogrammi e pentagrammi, vetri, corde, piccoli “quadri nel quadro”, rendendo questi assemblaggi un unico armonioso insieme, in cui ognuno degli elementi si unisce agli altri senza i quali perderebbe di significato. I suoi lavori ci riportano con la mente agli assemblaggi propri dei precursori ed inziatori della POP ART inglese ed americana. Le cassette di Joseph Cornell degli anni ’50, la disordinata folla di elementi di “on the balcony” di Peter Blake del ’55, per non parlare dei collages di Richard Hamilton del ’56 e delle opere di Rauschenberg o di Schwitters degli anni ’40, ci fanno trovare una diretta connessione tra Vecchi e la grande rivoluzione portata dalla Pop Art: il contenitore ( tele, cassette, carte o fotografie), diviene metafora del mondo in cui viviamo e gli stessi oggetti, rappresentati o raccolti, diventano preziosi frammenti che tra nostalgia e sogno ci stimolano ad una irresistibile esplorazione dentro e fuori noi stessi. Come diceva J. Cornell: “scatole buie diventano teatri di poesia o scenari in cui gli elementi di un gioco infantile subiscono una metamorfosi”.
Sito internet: www.vittoriovecchi.it
Siberiana Di Cocco
Nasce e vive a Pisa
Durante il corso degli studi scientifici si dedica comunque con passione alle attività artistiche: apprende le tecniche del chiaroscuro, della tempera ad acqua, del disegno a china. Durante gli anni dell’impegno professionale continua ad interessarsi di arte frequentando musei e mostre di arte in Italia ed all’estero e seguendo il Corso di Storia dell’arte medievale della Prof. Regoli presso la Facoltà di lettere dell’ateneo pisano: particolarmente colpita dalla scultura di Wiligelmo ne trarrà idea per riprendere la produzione artistica apprendendo l’uso della ceramica.
Negli anni 90 dopo lezioni private presso il Prof. Otello Pucci, ceramista pisano e Nirvana Pratali, ceramista viareggina, frequenta un corso professionale presso lo Studio Giambo di Firenze conseguendo il Diploma di Maestro in Tecniche ceramiche. Divenuta esperta nelle tecniche imprunetine comincia una produzione personale con la quale partecipa a numerose collettive
In anni recenti per esprimere la propria creatività comincia a far uso di materiali nuovi quali siliconi,, stoffe, resine , cineserie con cui realizza quadri ed istallazioni : si intensifica così la sua attività espositiva in Italia ed all’estero con collettive e personali .
Partecipa a diversi concorsi :nel 2008 con l’opera “Evoluzione” vince il Concorso “Un gonfalone per l’arte” indetto dal Comune di Firenze; è artista selezionato e finalista ai concorsi “Il segno” presso la Galleria Zamenhof di Milano; partecipa ai Concorsi “Premio celeste”, “Artelaguna” “Cairo editore”
Mostre
1991 – Firenze – Quartiere S. Croce : Collettiva
1992 – Firenze – Fortezza da Basso Fiera artigianato: collettiva
1993 – Firenze – Fortezza da Basso Fiera Artigianato: collettiva
1999 – Montagnoso (LU) Parco municipale Collettiva :Arte in giardino
2004 – Firenze – Studi Giambo Collettiva “Capelli in arte”
2005 – Brekstad (Norvegia) – Festival musica A.I.A. :collettiva
2006 – Pontremoli - Municipio – Collettiva Libro d’artista
2007 – Firenze – Chiostro delle Oblate Collettiva “Rivivere il chiostro”
2007 – Pontremoli – Centro storico Collettiva “Rivivere la città”
2007 – Ferrara – Castello estense – Collettiva “I quattro elementi”
2007 – Alessandria – Banca sella – Collettiva “I cerchi appesi”
2008 – Ferrara – Galleria Sekanina – Collettiva “Arte facta”
2008 – Pisa – Limonaia Ruschi – Collettiva “Immateria”
2008 - Firenze – Quartiere 1 - Collettiva “Un gonfalone per l’arte”
2008 – Pisa – Cinema Lumière Personale “Cina: scatti di viaggio”
2008 – Firenze – Ex Murate – Collettiva “Scatole d’artista”
2008 – Rieti – Palazzo Marcotulli – Collettiva “Volo a tela”
2008 – Forte dei Marmi – Fiera arte contemporanea – Ambre italia
2008 - Ferrara – Galleria Lovetti – Personale
2008 – Novara – Ambre italia – Collettiva “In orbem”
2008 – Pisa – Cinema Lumière – Personale”Suggestioni dalla Cina”
2009 - Marina di Massa – APT – Collettiva “In orbem”
2009 – S. Stefano Belbo – Emmediarte - Personale: Materia e colore
2009 – Alessandria – Fond. S. Giorgio Scarampi Personale: Materia e colore
2009 – Novi Ligure – Museo campionissimi – Coll. “La bicicletta incantata”
2009 – Trani – Castello Svevo – Fondazione De Nittis Biennale arte contemporanea
2009 – Forte dei marmi – Fiera arte contemporanea – Coll. Proponendo
2009 – Impruneta (Fi) – Ass. Art-Art Collettiva: Cotto d’artista
2009 – Milano, Venezia, Ferrara – L’Altrove, Calcagno: Bianco, nero, rosso, blu
2009 – Barletta – Fond. De Nittis Biennale arte contemporanea: artista selezionato
2009 – Ravenna – Circoscrizione 2 – Studio 7 - Collettiva: Isolina e le altre…
2010 – Milano – Galleria Zamenhof – Collettiva: La materia è il colore
2010 – Milano - Archigallery : Il caffè e l’arte
2010 – Milano – Emmediarte –Coll.: “(forme) e colori”
2010 – Treviso – Web art gallery – Coll.:” (forme) e colori”
2010 – Massa – Castello Malaspina - Gall. Zamenhof “Post avanguardia”
2010 – Novi Ligure (Al) – Museo campionissimi Coll. “La Corsa”
2010 – Forte dei marmi – Proponendo Coll. “Semplicemente rosso”
2010 – Milano – Galleria Zamenhof Concorso “Il segno”: finalista
2010 – Konstanz (D) – Burgersaal – Emmediarte: Arte contemporanea italiana
2010 – Ferrara – Galleria L’Altrove – Personale “5 sensi e un po’ di più”
2010 – Napoli – Castel dell’Ovo – Galleria Gust’arte - Coll. “Il gusto dell’arte”
2010 – Carrara – Fiera arte contemporanea – Ambre italia : collettiva
2010 – Pontedera (PI) – Carr. Rizieri – Collettiva”L’aria finalmente libera”
2010 – Rieti – Lungovelinocaffè – Personale: “Pelle d’artista”
2010 – Rieti – Studio 7 – “6a giornata del contemporaneo” :Personale
2010 – Gavi (Al) – Spazio d’arte Corte Zerbio – Personale
2010 – Pisa – Fond. Stella maris – Personale “Passioni insolite”
2010 – Lecce – Castello Carlo V – Galleria Zamenhof: Post avanguardia
2010 – Ferrara – Biennale arte contemp. Chiostro S. Anna – Galleria Zamenhof
“Post pop : cattivi soggetti”
2010 – Lendinara (RO) – Ambre italia - Coll. “Semplicemente rosso”
2011 – Pontedera (PI) – Galleria LIBA – Personale
2011 – Milano – Galleria Zamenhof – Personale
2011 – Carrara Fiere – Giorni d’arte – Collett.”Semplicemente acqua”
2011 – Lendinara Rovigo _ Collettiva “Semplicemente acqua”
2011 – Milano – Galleria Zamenhof - Concorso Il Segno: Finalista
2011 – S.Maria Navarrese (Nuoro) – Galleria Lanthia resort: collettiva
2011 – Siena – Siena art institut – Drawing connections
2011 – Novi ligure (AL) - Museo campionissimi – Personale
2011 - Fratta Polesine - Villa Badoer – Micro macro
2011 – Parigi – Gallerie Thuillier – Coll. “Creazioni”
2012 – Silistra (Bulgaria) – Ist.italiano cultura – Collett: “Colori d’Italia”
2012 - Taglio di Po (Rovigo) Museo della bonifica “Don’t be alone” collett.
2012 – Caerano di S. Marco (TV) Villa Benzi Zecchini “Incontri d’arte” coll.
Altre notizie:
Siti web : www.siberiana.net
www.enciclopedia d’arte italiana
Esposizioni collettive e personali
in Italia: Firenze, Milano, Venezia, Alessandria, Napoli, Massa, Lecce, Trani, Pisa
ed all’estero: Konstanz, Parigi, Insbruk, Budapest
ROSAMARIA BENINI ESPOSITO
“QUANDO IL COLORE PRENDE FORMA”
FINECO BANCA, via Bologna 33, Ferrara
24 MARZO/30 APRILE 2010
La FINECO BANCA si apre all’Arte contemporanea e inizia un programma di mostre ed eventi in collaborazione con la Dott.ssa Francesca Mariotti, Presidente dell’Associazione Culturale Olimpia Morata e titolare dello Spazio d’Arte L’altrove di Ferrara. La prima esposizione si inaugurerà sabato 24 marzo 2012, alle ore 17.00, presso il FINECO CENTER di Via Bologna 33, con la nota artista ferrarese ROSAMARIA BENINI ESPOSITO.
La mostra darà modo di vedere l’ultima produzione dell’artista, legata ad una ricerca e libertà gestuale sempre più evidente . Grandi tele “esplodono” in colori e paesaggi dove è l’EMOZIONE la maggior protagonista, lasciando nell’opera una vitalità esuberante. Le belle opere a cui Rosamaria ci ha abituata con Ferrara protagonista hanno maggiormente lasciato spazio a quelle “sciabolate”, quasi “boldiniane”, con cui gli scorci della città storica si animavano, dando pieno respiro ad una Natura forte e predominante. Eruzioni, vulcani, rovi, alberi e acque diventano pretesto e simbolo di una espressività e passionalità di cui la nostra artista è maggiormente consapevole.
ROSAMARIA BENINI ESPOSITO.
Nata nel 1940 a Ferrara, è una artista che ha dato una grande produzione pittorica all’Arte contemporanea, con convinzione e determinazione. Ha avuto grandi maestri, non ultimo il noto artista Silvan Ghigi, amico e compagno di De Pisis. Rosamaria Benini affronterà in modo tutto personale e particolare, i temi dell’alcolismo, della droga e dell’emarginazione. (...) Le sue cromie si sviluppano con il grigio e il nero su volti, fantasmi quasi, che esprimono la sofferenza allo stato puro, volti dilatati e deformati da forze interiori devastanti. Cambiano le tematiche, ma una delle note che seguono il suo fare arte resta legata al “Gesto” ed al “Movimento” per cui l’emozione e la compartecipazione dell’artista si concretizza con irradiamenti e sfocature date da segni veloci e “in fuga” dalle figure che ne sono protagoniste. Lo stesso dicasi per una serie di opere dedicate alla Ferrara Rinascimentale, alle sue bellezze architettoniche, artistiche ed ai personaggi storici che ne sono stati i protagonisti. Rosamaria è poi capace di esprimere anche una forte emozione attraverso l’amore per la Natura e sente di dover rappresentare l’umanità borderline, (...) che molti trattano da “invisibili” senza preoccuparsene.” (Francesca Mariotti)
LAURA CARAMELLI
“NELLA CONTINUA RICERCA DI NOI STESSI”
Laura Caramelli, una donna, un’artista, un medico, una sensibilità nei confronti degli altri, innata e forte, che si è espressa in forme diverse nei diversi tempi della sua vita. Sensibile e attenta nella sua attività professionale, dedicata alla ricerca ed all’approfondimento, personale, del rapporto tra la malattia e la psiche umana, si è rivelata negli anni un’altrettanto sensibile e attenta “sperimentatrice nell’arte “ e nelle sue diverse discipline. Ha piacere di vestire i panni dell’abile alchimista che, con le sue conoscenze e le sue curiosità, scava nel fondo dell’uomo e ne cerca la verità, sempre un po’ magica e nascosta, dell’animo o dell’inconscio che “alberga” in ognuno di noi. Le sue sculture e i suoi quadri hanno in sé un qualcosa di rilassante ed un qualcosa di inquietante insieme: la nostra doppia natura e la nostra fragilità interiore viene indagata e scossa, in modo efficace e lineare. Si trovano in esse la capacità tecnica della scultrice, conoscitrice della materia e delle sue infinite possibilità, e la capacità espressiva e comunicativa di una persona che ha incontrato uomini e donne, storie leggere e pesanti della nostra società, capendole e facendone esperienza per una visuale più amplia della vita.
Molte volte i suoi ricordi clinici affiorano nel far comprendere e indagare un aspetto dell’animo profondo e molto fragile espresso con le sue creazioni. Le sculture, A1-A2-A3, tutti i suoi “Antonio”, sono espressione di rapporti o aspetti di un rapporto da lei vissuto e sentito, a volte sofferto, ma che con elegante semplicità viene espresso attraverso linee e volti “minimali”, essenziali nella forma e nella materia stessa.
E l’'inconscio che è in noi si manifesta così nelle sue opere quale atto di coscienza, di consapevolezza dimostrando che solo se siamo consapevoli mostriamo le nostre intenzioni. Laura ha l'intenzione di rappresentare l'uomo e con lui il mondo nel quale vive, di rappresentarlo in tutta la sua contraddittorietà, in tutto il suo tormento, in tutta la sua elevazione. E così ci dona immagini, trasformate attraverso il filtro dell'anima. Per quanto siano limitati i mezzi dell’arte, l’artista cerca di rendere visibile la condizione umana, la sua molteplice eguaglianza e omogeneità nel mondo contemporaneo. L’uomo smembrato e diviso si perde in un mare di teste, mani, piedi tutte uguali e accumunate dall’anonimato in cui siamo condannati. La società di oggi impedisce la vitalità e le diversità, appiattisce la vita e crea fiumane di persone, convogliandone settorialmente ogni desiderio e ogni pensiero. Divisi tra due modi di essere internamente, bene / male, le anonime sagome nella società, gli uomini e le donne, sentono il peso della società stessa. Non si riconoscono spesso in nulla di decisamente giusto o decisamente sbagliato e restano sospesi e interdetti nella loro vita. Laura ha bisogno di mantenere vigili tutto il proprio essere e un lucido stato di coscienza: essere sul chi vive con tutti i propri sensi. Le figure, le sagome, i volti che Laura riproduce, esprimono quello che Schopenhauer affermava fosse "un impulso misterioso ed oscuro", il nostro inconscio. Infatti nella più recente produzione di L. Caramelli è entrato un elemento in più oltre alla serialità della vita : lo specchio. Lo specchio è protagonista delle sue tavole ed entra, anche se in parte, nelle sue light boxes, in cui la dualità dell’individuo , tra bianco e nero, cresce e si moltiplica. Specchi che mettono gli uomini, questi "sconosciuti a se stessi", che "vivono tutti insieme in una nebbia di opinioni impersonali e semipersonali" , come diceva Nietzsche, mettono gli uomini di fronte a se stessi. Coinvolgendo gli spettatori nell’opera l’artista mette così anche l’opera nella vita degli spettatori. Una lezione di psicanalisi immediata e diretta in cui Laura comunica con gli altri e nello stesso tempo procura una autoanalisi ad ognuno. Profonda e cosciente delle paure e delle fragilità umane, Laura le affronta per comprendere la via e trovare il coraggio di vivere in armonia. Ricerca che si realizza in un continuo dialogo interiore, sincero e essenziale, quale mezzo per una Umanità consapevole e semplicemente realistica. Nei suoi lavori la materia, legno, gesso, specchio, tele, garze, si compone in quadri/bassorilievi, sculture, light boxes, in cui la forma primaria e identificativa dell’artista è sempre la figura umana e la sua stilizzazione. Figura che lancia un grido, “muto” ma imperioso, alla vita, espressa dai colori, magnifici e puri, con cui interagisce: soprattutto blu, rossi e gialli. Un dialogo cromatico ne esprime l’immediatezza per l’occhio che tra il colore e il bianco/nero dei volti rimane coinvolto e affascinato
Comunicazione e “bellezza” artistica creano quella simbiosi tra l’opera e il fruitore che solo una abile artista contemporanea come la Caramelli poteva riuscire a creare.
Francesca Mariotti, Firenze 2010
ANNA GALLI
La leggerezza e la profondità in un connubio armonioso della scultura
Anna Galli è nata a Santa Margherita Ligure. Diplomata in scenografia all'Accademia di Belle Arti di Brera, nel 1971 approda al Teatro la Scala di Milano, dove esprime la sua vitalità artistica collaborando con il Direttore dell'Allestimento Scenico, successivamente il Teatro affida ad Anna Galli la guida del neo-nato gruppo di scultori/scenografi/realizzatori. Anna ha sempre portato avanti anche la produzione di opere proprie legate ad una ricerca sui materiali naturali, come ardesia e legno, pietra e rame, a testimoniare la precisa volontà di un legame con tempi legati alla più classica antichità artistica. In questa mostra sono esposte le opere in rame, sculture di luce che cambiano, si trasformano, si trasmutano al minimo spostamento del punto di vista, e bassorilievi su ardesia, in cui la superficie incisa o sbalzata si anima e prende corpo. Le sue figure danzano o fluttuano in volo, ma anche spesso si rifanno a posizioni legate alla meditazione orientale, gesti e posture che simboleggiano il mondo più profondo e interiore cui l'arte di Anna si riferisce. Sul tema dell'approccio alla vita, Anna Galli esporrà sculture, bassorilievi e delicate opere, di diversi materiali naturali, che illustreranno la meditazione e la sperimentazione che il nostro vivere più interiore deve percorrere per "elevarsi" nel pensiero per una comprensione profonda del sè.
www.giancarlobucci.eu
GIANCARLO BUCCI
Nato a Milano in Italia (1953)
Vive e lavora a Milano in Italia
Un amico e un artista, sincero e creativo, aperto al mondo e alle sue emozioni. Le sue opere sono forti e poetiche insieme, catturano i nostri sensi e la nostra anima. Si può dire che parla allo spettatore con un linguaggio immediato e diretto, non aggressivo, ma comprensibile nella sua capacità di entrare in comunicazione con tutti i nostri sensi e con quanto di più profondo è in ognuno. Le sue VEDUTE AEREE sono tracce di immagini e colori che identificano immediatamente un ricordo o un luogo dandoci la sensazione di trovarci con l'autore, ad un passo dal cielo, in volo. Osservatori di un paesaggio in cui è l'essenza dei luoghi e la sua elementare geometria a colpire il nostro occhio. Ricordo e impressione ottica si fondono in un unicum emozionante e vibrante.... (Francesca Mariotti)
Esiste
una grande arte. Sono i quadri, le sculture, gli oggetti esposti nei musei, nelle gallerie importanti. Esiste anche un’arte minore. Meno conosciuta e per questo non meno importante. Con meno voce
sui grandi mezzi di comunicazione anche se ha molto da dire. È un’arte che non appare e che non fa chiasso ma con forti e chiari valori. A questa arte appartiene Giancarlo Bucci. E parlando di
questa arte minore, Bucci afferma: Mi sento più artigiano che artista. Il lavoro dell’artigiano è prendere la materia e trasformarla. Io prendo il colore e cerco di dare vita al giallo, al rosso,
al verde. Dalle mie mani il rosso diventa tulipano o tramonto. L’azzurro si muove sulla tela e diventa mare e cielo. Bucci è dunque un artigiano e la sua anima è capace di cogliere i sospiri, i
sussurri, le impercettibili note della realtà. La vita vista da un “artigiano” che con pazienza sceglie colori, forme, spessori e linee per dare corpo alla felicità, alla meraviglia, allo
stupore. Un “artigiano” che racconta la vita con le parole dei colori, con incanto e sorprendente ironia.